Cibo e Psiche

Comportamento Alimentare: il potente rapporto tra cibo ed emozioni

Aiuto, ho la “Fame Nervosa”!
Emotional Eating, o Mangiare Emotivo, di cosa si tratta?

Il “mangiare emotivo” è un comportamento alimentare disfunzionale, cioè inadeguato al raggiungimento del proprio benessere, e si verifica quando c’è un mancato riconoscimento delle proprie emozioni e si associano al cibo significati impropri. La relazione tra alimentazione ed emozioni, quindi, può rivelarsi confusa e disfunzionale.
Innanzi tutto è importante capire la differenza tra nutrizione ed alimentazione: La nutrizione è uno dei sistemi di regolazione fisiologica del nostro organismo dotato di sistemi efficaci per il controllo dello stimolo fame/sazietà. L’alimentazione è un comportamento in cui sono coinvolti emozioni, processi cognitivi e motivazioni.
Le emozioni sono stati mentali con conseguenti attivazioni fisiologiche, infatti è al livello fisico che le percepiamo, ad esempio: se siamo imbarazzati arrossiamo, se abbiamo paura sentiamo una contrazione muscolare o il battito cardiaco accelerato. È fondamentale saper riconoscere le proprie emozioni in quanto esse sono portatrici dei reali bisogni della persona.
L’imprinting sull’abilità di regolazione delle emozioni avviene quando si è molto piccoli: quando il bambino piange reclamando varie necessità, come fame o sonno o dolore, la mamma può non comprendere il reale bisogno reclamato e rispondere con il cibo sia al pianto di fame che a quello del sonno. In quest’ultimo caso, quindi, il bisogno reale non è soddisfatto ma al contrario si può verificare una connessione di significato ed apprendimento errata (ad esempio sonno-quindi-noia-quindi- mangio), generando uno schema di risposta comportamentale che permane nel tempo.
Avviene dunque un fraintendimento nella costruzione di significato tra stimoli interni e risposte esterne ambientali.
Altrettanto avviene se c’è una strumentalizzazione del cibo, anche utilizzandolo come premio/punizione.
Ricordiamo che le emozioni di base sono: gioia, rabbia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto, disprezzo. Ci sono, inoltre, altre emozioni dette secondarie in quanto derivano da una riflessione sui propri stati emotivi, come ad esempio il senso di colpa.
Gli stati emotivi spiacevoli costituiscono gli antecedenti per le abbuffate. Ricorrere al cibo in presenza di stati emotivi spiacevoli può essere spiegato, appunto, dalla presenza di deficit nell’abilità di regolazione delle emozioni, ma anche nella restrizione alimentare e sopravvalutazione del proprio peso e forme corporee.
È importante sapere che “volere non è potere” in questo caso, non è tutta responsabilità personale ma sono implicati i fattori appresi.

Saper riconoscere le proprie emozioni per ascoltare cosa ci vogliono dire, è il primo passo per comprendere ciò di cui abbiamo bisogno per agire in direzione del nostro benessere.